Sisma 2016: inaugurata la nuova scuola di Venarotta, sarà intitolata a Don Lorenzo Milani
di Redazione Picenotime
domenica 21 aprile 2024
Inaugurato oggi il nuovo plesso scolastico del Comune di Venarotta ricostruito dopo il sisma del 2016. Realizzato con 5,4 milioni di euro, sarà intitolato a Don Lorenzo Milani ed è stato progettato per garantire sicurezza, efficienza energetica e spazi adeguati alla formazione.
L’intervento si è articolato in più fasi: la demolizione dei fabbricati preesistenti e in seguito la costruzione, senza ulteriore consumo di suolo, di un unico edificio che ospita ora la scuola dell'Infanzia, la scuola Primaria e la scuola Secondaria di Primo Grado, oltre a una palestra e a un'area mensa. La struttura può accogliere fino a 161 studenti, corrispondenti a circa 2 classi per l’Infanzia, 5 classi per la Primaria e 5 classi per la Secondaria di primo grado.
L'edificio, oltre a essere sicuro sismicamente, è classificato come edificio strategico di classe IV (edificio nZEB - a emissioni quasi zero) ed è privo di barriere architettoniche. Include inoltre un ampio spazio polifunzionale e aree verdi per attività didattiche e ricreative all'aperto.
Questo traguardo si inserisce nel più ampio piano di interventi che ha visto la regione Marche beneficiare di un finanziamento totale di oltre 720 milioni di euro, ripartiti in 228 interventi. I lavori coinvolgono 5 province, 87 comuni e 89 soggetti attuatori, mostrando un impegno capillare e di stretta
collaborazione tra enti territoriali. In particolare, la provincia di Ascoli ha programmato una quota significativa di tale impegno, con 73 interventi per un totale di oltre 158 milioni di euro destinati alla riparazione e all’adeguamento sismico degli istituti scolastici.
Il commissario Sisma 2016 Guido Castelli, insieme al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, all’Ufficio Speciale delle Marche e al Comune di Venarotta, esprimono soddisfazione per un esempio di edilizia scolastica che ben rappresenta la doppia missione della ricostruzione dell’Appennino centrale: restituire i servizi esistenti ma allo stesso tempo innovarli e renderli al passo con le sfide del presente.
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