Tartalife è un progetto finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma LIFE+ NATURA 2012 e cofinanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali - Direzione Generale Pesca e dalla Regione Marche. Promosso nelle 15 regioni italiane che si affacciano sul mare e coordinato dal CNR-ISMAR (Istituto di Scienze Marine) di Ancona, è giunto ormai al secondo anno di lavoro. Il principale obiettivo di TARTALIFE è la riduzione della mortalità della tartaruga marina Caretta caretta indotta dalle attività di pesca al fine di contribuire alla conservazione della specie nel Mediterraneo.
Nonostante sia poco conosciuto ai non addetti ai lavori, il centro-nord Adriatico, con i suoi fondali poco profondi e ricchi di nutrimento, è un habitat ideale per la tartaruga Caretta caretta che frequenta quest’area alla ricerca di cibo. L’elevata densità di tartarughe in Adriatico fa si che gli episodi di cattura accidentale da parte dei pescatori siano tutt’altro che rari. I ricercatori del CNR hanno stimato che in Adriatico circa 8000-10000 tartarughe vengano catturate accidentalmente ogni anno, quasi tutte rilasciate immediatamente dai pescatori. Di queste tartarughe rilasciate dai pescatori, Fondazione Cetacea, partner attiva del progetto TartaLife, rileva come circa il 10-15% degli esemplari di Caretta caretta conferiti al centro di cura e riabilitazione di Riccione, muoia successivamente a causa delle lesioni e ferite. In considerazione di questi dati allarmanti il progetto TARTALIFE intende ridurre la mortalità della tartaruga marina diffondendo a bordo dei pescherecci attrezzi da pesca a basso impatto e avviando seminari per i pescatori finalizzati ad istruirli sulle procedure da adottare nel caso di cattura accidentale di tartarughe.
In relazione allo sviluppo di strumenti di pesca a basso impatto il CNR-ISMAR di Ancona ha organizzato nell’ultimo anno una serie di campagne in mare per la sperimentazione di una particolare griglia di esclusione (TED, Turtle Excluder Device, in inglese, letteralmente meccanismo di esclusione delle tartarughe) per la tutela delle tartarughe marine. In buona sostanza tale griglia rappresenta una sorta di barriera per le tartarughe che accidentalmente entrano all’interno della rete. L’effetto del TED è quindi quello di espellere indenni le tartarughe accidentalmente catturate senza influenzare negativamente la cattura commerciale. La fase di sperimentazione è ormai giunta alla fase finale e a tale proposito è stata organizzata a partire dal 23 Febbraio al 5 Marzo l’ultima campagna di test in mare a bordo della R/V “G. Dallaporta” sotto la responsabilità scientifica di Alessandro Lucchetti, coordinatore del progetto TARTALIFE.
Durante i test in mare i ricercatori del CNR simuleranno prove di pesca commerciale per giungere alla configurazione finale del TED. Gli esiti delle prime sperimentazioni sono molto confortanti. La fase successiva vedrà i pescatori fra gli attori principali della conservazione della specie. Infatti a partire da giugno la nuova soluzione sarà diffusa tra i pescatori. Il traguardo finale sarà quello di ottenere una certificazione per il prodotto ittico pescato dai pescatori che su base volontaria decideranno di utilizzare tale soluzione a basso impatto.